Lo psicoterapeuta, scrittore e divulgatore Domenico Barrilà presenta il suo ultimo libro edito da Feltrinelli.
Vi aspettiamo venerdì 4 ottobre alle 18:30 nella sala Guerrini di palazzo Vidoni (via Manzoni, 2) a Cremona!
Il libro «Individualisti si cresce. Come rovini la vita di tuo figlio e di chi gli sta intorno»
L’individualismo ammala la tua vita senza che tu ne abbia coscienza, rendendoti agente di infezioni verso i tuoi simili, a cominciare da quelli più vicini, i tuoi figli, ai quali complicherai la vita senza che ti sfiori il dubbio di averlo fatto davvero. Penserai di essere immune dall’individualismo, tu. Ti conosci bene, lo sai per certo. Se non fosse che l’individualismo è un vero mago dei travestimenti, oltre a essere il più potente e diffuso tra i virus perché privo di sintomi appariscenti In queste pagine inizierai a guardare in faccia questo trascurato nemico, a vederne le forme attraverso le quali si infiltra nelle tue relazioni e nei tuoi atti educativi. Potrebbe essere l’occasione per imparare a conoscerti meglio e a sistemare qualche scaffale in disordine dentro di te. Esplorerai quella parte di noi che nega il noi e crea le basi per distruggere i gruppi umani, a partire da quello cui apparteniamo, la nostra famiglia, ma non solo. Osserveremo al microscopio le dinamiche di una degenerazione inarrestabile, che si nutre quasi esclusivamente del nostro modo di sentire, di agire, di educare, nonché dell’insostenibile velocità che imprimiamo ai nostri pensieri e alle nostre azioni che, oltre a essersi velocizzati, si sono virtualizzati, crescendo di numero e di lesività. E ci renderemo conto che, agendo in questo modo, non facciamo che alimentare le condizioni favorevoli che conducono tante giovani vite a cercare aiuto nella psicologia, una professione che, in assenza di tali complicità, non sarebbe così indaffarata. [Dalla quarta di copertina del volume]
L’autore, Domenica Barrilà
Domenico Barrilà, psicoterapeuta e analista adleriano, è impegnato da oltre trent’anni nell’attività clinica, che accompagna con una produzione editoriale dalla quale sono scaturiti una ventina di fortunati volumi, diversi dei quali tradotti all’estero. Oltre ad avere collaborato con alcune testate nazionali, è stato autore, ideatore e coordinatore di due collane nonché supervisore scientifico di progetti pensati per la prevenzione del disagio. È stato docente presso la Scuola di Psicoterapia dell’Istituto Alfred Adler di Milano e didatta propedeutico presso la Società Italiana di Psicologia Individuale, fino al 2003. Da qui in avanti si è dedicato con maggiore intensità all’attività di prevenzione, assecondando il suo profondo interesse nei confronti della responsabilità sociale della psicologia, che si è tradotto in una costante presenza sul territorio, anche attraverso un migliaio tra conferenze e seminari svolti in Italia e in altri paesi. Con Feltrinelli Urra ha pubblicato I legami che ci aiutano a vivere (2012; Ue, 2015), Quello che non vedo di mio figlio. Un nuovo sguardo per intervenire senza tirare a indovinare (2016), I superconnessi. Come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro (2018), Tutti bulli. Perché una società violenta vuole processare i ragazzi (2020) e #Noi restiamo insieme (2020). Voce del verbo stare è il suo blog https://vocedelverbostare.net. [dal sito https://www.feltrinellieditore.it/autori/barriladomenico]
ISCRIZIONI APERTE AL GRUPPO CHE SI RACCONTA A PARTIRE DAI LIBRI ILLUSTRATI
Di nuovo in partenza il progetto COME PAGINE DI UN LIBRO!
Lo abbiamo già tenuto nei mesi scorsi con gli/le ospiti della RSA di Casalbuttano. Ora replichiamo aprendo a tutte le persone del territorio la possibilità di partecipare!
4 incontri da 2 ore presso gli spazi comunali e le biblioteche di Cremona, in gruppi formati da max 10 persone (dai 16 anni in su) coordinati da un’educatrice a una psicologa.
Nel corso di tutta la vita è fondamentale poter affrontare tematiche importanti che appartengono all’esperienza umana. Soprattutto in questo periodo poter esprimere i propri vissuti in un contesto protetto può diventare occasione preziosa capace di creare suggestioni e di raccogliere storie di vita. La narrazione personale, stimolata dalla lettura ad alta voce, diventerà strumento concreto per costruire incontri positivi che contrastino l’isolamento, per creare legami e relazioni significative e per stimolare le/i partecipanti alla riflessione su di sé e sul mondo che hanno intorno.
A CHI È RIVOLTO?
A tutte le persone con più di 16 anni. Sarà costruito un gruppo eterogeneo composto da 8-10 persone.
QUANDO SI SVOLGE?
Da settembre. Il percorso prevede 4 incontri di 2 ore una volta a settimana. Giorni: Al mercoledì o al venerdì. Orario: 14:30 – 16:30 o 16:30 – 18:30.
DOVE SI TERRANNO GLI INCONTRI?
A Cremona, presso le sedi comunali di Largo Pagliari, Focolare o ANFFAS e una Biblioteca del Comune di Cremona (Piccola Biblioteca o Centro Fumetto Andrea Pazienza).
COME SI SVOLGONO?
Gli incontri si svolgeranno in presenza e saranno guidati dall’educatrice Marta Lucchi e dalla psicologa Sara Alvergna.
DI COSA SI PARLERÀ?
Partendo dagli stimoli degli albi illustrati, affronteremo i seguenti TEMI: – Partiamo da noi – Vivere il tempo – Noi e gli altri – Cambiare prospettiva
“Come pagine di un libro” fa parte del più ampio progetto “Lettori prossimi“, a cui Associazione Argilla partecipa insieme alla Casa delle Arti e del Gioco (capofila), ANFFAS e COSPER. Il progetto è finanziato da Fondazione Cariplo.
Ecco le riflessioni del gruppo di lettura AbilityBook, di venerdì 5 agosto
Il libro al centro dell’incontro di venerdì 5 agosto è stato “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli. Attraverso le parole dell’autore abbiamo riscoperto molte emozioni e sensazioni diverse. È stata una guida preziosa per fare spazio a discussioni profonde che ci hanno permesso di scoprirci e di confrontarci su questioni centrali come la disabilità, l’abilismo e l’accessibilità.
La trama:
È l’estate del 1994 quando Daniele si risveglia in un letto d’ospedale. Scopre di aver avuto un violento e distruttivo scatto d’ira (durante il quale il padre ha avuto un malore) e per questo i medici hanno deciso di sottoporlo a sette giorni di trattamento sanitario obbligatorio. Daniele racconta così la settimana trascorsa in un ospedale psichiatrico e tutti gli eventi vissuti con i suoi cinque compagni di stanza, “incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura”: Madonnina, Giorgio, Gianluca, Mario e Alessandro. Con ognuno di loro ha un rapporto molto diverso, così come è diverso il rapporto con i due dottori e alcuni infermieri. Non c’è una vera e propria trama, ma un arco di trasformazione del personaggio nel corso delle giornate. Così giorno dopo giorno una nuova sensazione viene a galla, riscoprendosi attraverso gli occhi e le storie dei suoi compagni. Per la prima volta si sente ascoltato, in loro ritrova qualcuno in cui riconoscersi e man mano che passano i giorni riscopre anche se stesso.
I temi affrontati:
La salute mentale e il TSO.
I problemi legati alla salute mentale vengono spesso ignorati e sottovalutati dalla politica e dalla società. Chi ha un problema legato alla sanità mentale è lasciato o lasciata ai margini, a volte aiutato, ma in un modo decisamente lontano dalle vere forme di integrazione. Il Trattamento Sanitario Obbligatorio viene descritto da libri e film, ma spesso in un modo così romanzato che porta a porre delle distanze marcate. Così si arriva quasi a pensare ad un mondo inaccessibile e impossibile da comprendere al resto della società, un muro che separa un male e un bene, un giusto e un sbagliato. Daniele racconta la sua storia, incasellato dal mondo esterno nella definizione di “malato di mente”, destinato aduno spazio sociale e fisico stabilito dagli altri.
La prima cosa che ci insegna questo libro è che non esiste un unico rigido modo di essere e vivere un TSO. Abbiamo letto l’esperienza di diverse persone, raccontata dagli occhi di Daniele, ognuna con una vita e una storia diversa.
La distanza tra “noi” e “gli altri”, tra chi è dentro e chi è fuori.
A essere sbagliato è il punto di partenza della scienza, è la stima iniziale rispetto a cosa sia l’uomo, l’universo… è lì la loro miopia. Tutto quello che l’uomo ha fatto di eccezionale in passato è stato anche grazie a quelle caratteristiche che oggi cataloghiamo come sintomi, patologie. Come la capacità di farsi ossessionare da una determinata cosa, un progetto, un’idea, un’opera d’arte. Dico solo che loro non vogliono curare, ma depurare, purgare. Invece dovrebbero saper dividere la follia buona, costruttiva, da quella cattiva e distruttiva. – Capitolo 3
Il protagonista ha due comportamenti: uno di fratellanza (con i compagni) e l’altro di distacco (con i dottori, uno dei quali sembra insensibile al suo male). Alla fine ciò che si rivela davvero significativo per lui è la relazione con i compagni.
C’è una suddivisione tra “noi” e “voi”. Si tratta dello stigma sociale che vede le persone malate di mente come impossibilitate ad entrare in connessione con il resto della società. È un confine immaginario tra “io” e “l’altro” che porta inevitabilmente la persona malata di mente nel territorio della discriminazione. Così, impossibilitata ad entrare in relazione con “l’altro”, si ritrova isolata, priva di stimoli, incapace di seguire delle regole dettate dall’esterno.
Lati positivi e lati negativi del libro:
Critica: il racconto è un po’ romanzato, quasi edulcorato. Sembra che il protagonista abbia un rapporto molto positivo con tuttə, una visione che potrebbe apparire lontana dalla realtà.
Positivo: il libro dà un’immagine di un reparto di psichiatria diversa dal solito, più positiva e reale. Quando si raccontano i TSO è facile cadere nello stereotipo di un contesto pregno solo di rabbia e dolore. L’autore invece ha reso l’idea di una realtà più complessa: un luogo che può diventare teatro di situazioni estremamente ordinarie, come la nascita di amicizie, la preoccupazione per la famiglia che aspetta il ritorno di chi è in TSO, la nostalgia di casa e la maturazione attraverso il confronto con i compagni di stanza.
Il libro dà vita a dei personaggi che di fatto non hanno vita, per come è costruita la società.
Riesce a raccontare molte sfumature dei personaggi attraverso i dialoghi. Ci sono due persone con le quali non interagisce mai, ma grazie alla descrizione riusciamo a dare un volto anche a loro.
Riflessioni finali:
Alla fine dell’incontro sono emerse alcune domande.
Cos’è e cosa non è abilismo? Quando qualcuno si prende la libertà di fare un commento inopportuno o di invadere uno spazio personale di una persona disabile. Le microaggressioni quotidiane. L’inaccessibilità dei posti pubblici. E molto altro. Ci sono diversi livelli di gravità, alcuni sicuramente più riconoscibili di altri, ma nessuna forma di abilismo è giustificabile. È abilismo qualunque comportamento che hai con una persona disabile, ma che non avresti con una persona abile.
Ma abbiamo le basi per perseguire le microaggressioni? Non ci piace pensare che per perseguire l’abilismo ci sia bisogno di inserire le persone in macrocategorie talvolta limitanti. Non tutto è perseguibile penalmente, ma non basta la politica per risolvere i problemi. Bisogna sviscerare il problema e parlarne, partendo dalle basi, dalla cultura, dalla consapevolezza sulle cose e dalla formazione.
Benaltrismo: perché le persone spostano l’attenzione dallo sbaglio che hanno fatto? “Ma non esagerare, ci sono cose più gravi di un commento abilista” E tante altre cose che siamo stanchə di sentire. Il benaltrismo è quella tendenza retorica a spostare l’attenzione dallo sbaglio che hai fatto, sminuendone l’importanza e impedendo così un confronto costruttivo. Quando parliamo di un problema, sottolineandone la gravità e cercando possibili soluzioni, spesso la risposta che riceviamo è “che al mondo esistono cose più gravi”. Queste frasi ci rinchiudono in un angolo dialettico dal quale è quasi impossibile uscire, una retorica fallace che mira a privare una questione della propria legittimità. Dobbiamo scoprire tutto quello che c’è da sapere a riguardo e disintossicarci da questo meccanismo.
Non si dovrebbe mai smentire o sminuire l’abilismo, anche le cose che possono apparire “piccole”. Dobbiamo restare molto fermi e combattivi su tutti i punti, anche se ce ne sono alcuni più gravi di altri. Non possiamo mai sapere come qualcosa fa sentire l’altrə e quali saranno le conseguenze. Ci sono persone che soffrono e muoiono a causa dell’abilismo, anche per ciò che apparentemente può sembrare “solo un commento”. Anche gesti semplici e apparentemente “gentili” come le frasi di incoraggiamento e le “carezze di pietismo”, non possiamo mai sapere a quali conseguenze portano.
Fare una scala è rischioso, ma non dobbiamo mai scendere a compromessi. L’obiettivo è quello di riuscire ad entrare nelle discussioni quotidiane, creare un discorso. Oggi siamo consapevoli che non basterà nessuna legge a portare il bene dell’umanità. E finalmente possiamo dire che oggi si parla di queste cose. Questo ci toglie il peso di una vita. Dobbiamo reagire e combattere per i nostri diritti.
“Tutto chiede salvezza” recita Daniele Mencarelli. Ma noi oggi abbiamo capito che “tutto chiede diritti umani e civili, insieme ad un mondo libero dall’abilismo, dal benaltrismo e dalle microaggressioni quotidiane”.
Riassunto dell’incontro a cura di Grazia Di Sisto, co-fondatrice del “Progetto Tiresia”, per costruire attraverso l’arte e la cultura un mondo in grado di accogliere tutte le sfumature dell’essere umano. Pagina Instagram: https://www.instagram.com/progettotiresia/
Per la lista completa dei libri e dei film commentati finora dai gruppi di discussione AbilityBook e AbilityMovie vai qui: https://www.associazioneargilla.it/attivita/abilitybook-abilitymovie/ Per conoscere i titoli e le date dei prossimi incontri segui Associazione Argilla su Facebook e Instagram.